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" i Quattro VANGELI "

dal 5 Aprile Domenica delle Palme al 12 Domenica di PASQUA 2009

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra

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IL SANTO DI OGGI

 

04 OTTOBRE

SAN FRANCESCO d'ASSISI

Auguri a tutti i FRANCESCO, FRANCESCA

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BREVE STORIA DI

FRANCESCO

 

L'INDULGENZA

LA REGOLA

Il CANTICO DI FRATE SOLE

LODI A DIO ALTISSIMO

LODI PER OGNI ORA

 

LODI DELLE VIRTU'

 

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Ordo Fratrum

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Il PERDONO d'ASSISI

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Frati Minori della Provincia di Lecce

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BREVE STORIA DI

FRANCESCO

San Francesco nacque ad Assisi nel 1182 ca. e morì nel 1226.

Francesco, il cui nome era Giovanni Francesco Bernardone, era figlio di un ricco mercante di stoffe, istruito in latino, in francese, e nella lingua e letteratura provenzale, da giovane condusse una vitafrivola dedita ai piaceri materiali.

Come altri suoi compagni di baldoria partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e venne fatto prigioniero per più di un anno.

Durante la prigionia fu colpito da una grave malattia che lo portò a riflettere sulla sua vita.

Da questa riflessione maturò la decisione di cambiare radicalmente lo stile di vita: tornato ad Assisi nel 1205, Francesco si dedicò infatti a opere di carità tra i lebbrosi e cominciò a impegnarsi nel restauro di edifici di culto in rovina, dopo aver avuto una visione di san Damiano d'Assisi che gli ordinava di restaurare la chiesa a lui dedicata.

Il padre di Francesco, che avrebbe sperato che il figlio continuasse la sua attività fu tanto adirato per i mutamenti nella personalità del figlio e per le sue cospicue offerte, che lo diseredò.

Francesco allora si spogliò allora dei suoi ricchi abiti dinanzi al vescovo di Assisi, quale arbitro della lcontroversia fra Francesco ed il padre.

Dedicò i tre anni seguenti alla cura dei poveri e dei lebbrosi nei boschi del monte Subasio. Nella cappella di Santa Maria degli Angeli, nel 1208, un giorno, durante la Messa, ricevette l'invito a uscire nel mondo e, secondo il testo del Vangelo di Matteo (10:5-14), a privarsi di tutto per fare del bene ovunque.

Tornato ad Assisi l'anno stesso, Francesco iniziò la sua predicazione, raggruppando intorno a sé dodici seguaci che divennero i primi confratelli del suo ordine (poi denominato primo ordine) ed elessero Francesco loro superiore, scegliendo la loro prima sede nella chiesetta della Porziuncola. Nel 1210 l'ordine venne riconosciuto da papa Innocenzo III; nel 1212 anche Chiara d'Assisi prese l'abito monastico, istituendo il secondo ordine francescano, detto delle clarisse. Intorno al 1212, dopo aver predicato in varie regioni italiane, Francesco partì per la Terra Santa, ma un naufragio lo costrinse a tornare, e altri problemi gli impedirono di diffondere la sua opera missionaria in Spagna, dove intendeva fare proseliti tra i mori.

Nel 1219 si recò in Egitto, dove predicò davanti al sultano, senza però riuscire a convertirlo, poi si recò in Terra Santa, rimanendovi fino al 1220; al suo ritorno, trovò dissenso tra i frati e si dimise dall'incarico di superiore, dedicandosi a quello che sarebbe stato il terzo ordine dei francescani, i terziari. Ritiratosi sul monte della Verna nel settembre 1224, dopo 40 giorni di digiuno e sofferenza affrontati con gioia, ricevette le stigmate, i segni della crocifissione, sul cui aspetto, tuttavia, le fonti non concordano.

Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per anni segnato dalla sofferenza fisica e da una cecità quasi totale, che non indebolì tuttavia quell'amore per Dio e per la creazione espresso nel Cantico di frate Sole, probabilmente composto ad Assisi nel 1225; in esso il Sole e la natura sono lodati come fratelli e sorelle, ed è contenuto l'episodio in cui il santo predica agli uccelli. Francesco, che è patrono d'Italia, venne canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX. Viene sovente rappresentato nell'iconografia tradizionale nell'atto di predicare agli animali o con le stigmate.

 

LA REGOLA

  1. Nel nome del Signore incomincia la vita dei frati minori
    La regola e la vita dei frati minori e quella di osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità.

Frate Francesco promette obbedienza e ossequio al signor papa Onorio e ai suoi successori canonicamente eletti e alla Chiesa romana. E gli altri frati siano tenuti a obbedire a frate Francesco e ai suoi successori.

2. Di coloro che vogliono intraprendere questa vita e come devono essere ricevuti
Se alcuni vorranno intraprendere questa vita e verranno dai nostri frati, questi li mandino dai loro ministri provinciali, ai quali soltanto e non ad altri sia concesso di ricevere i frati. I ministri poi diligentemente li esaminino intorno alla fede cattolica e ai sacramenti della Chiesa. E se credono tutte queste cose e le vogliono fedelmente professare e osservare fino alla fine; e non hanno moglie o, qualora l'abbiano, essa sia già entrata in monastero o abbia dato loro il permesso con l'autorità del vescovo diocesano, dopo aver fatto voto di castità; e le mogli siano di tale età che non possa nascere su di loro alcun sospetto; dicano ad essi la parola del santo Vangelo, che vadano e vendano tutto quello che hanno e procurino di darlo ai poveri. Se non potranno farlo, basta ad essi la buona volontà. E si guardino i frati e i loro ministri di essere solleciti delle loro cose temporali, affinché dispongano delle medesime liberamente secondo l'ispirazione del Signore. "Se tuttavia si chiedesse loro un consiglio, i ministri li potranno mandare da persone timorate di Dio perché con il loro aiuto diano i loro beni ai poveri." Poi concedano loro i panni della prova, cioè due tonache senza cappuccio e il cingolo e i pantaloni e il capperone fino al cingolo, se ai ministri non sembrerà diversamente secondo Dio. "Terminato l'anno della prova siano ricevuti all'obbedienza promettendo di osservare sempre questa vita e la Regola. "E in nessun modo sarà lecito di uscire da questa Religione secondo il decreto del signor Papa; poiché, come dice il Vangelo, nessuno che pone la mano all'aratro e poi si volge indietro e atto al regno di Dio. E quelli che hanno già promesso obbedienza, abbiano una tonaca con il cappuccio e un'altra senza, coloro che la vorranno avere. E coloro che sono costretti da necessità possano portare calzature. E tutti i frati si vestano di abiti vili che possono rattoppare con sacco e altre pezze con la benedizione di Dio. I quali ammonisco ed esorto di non disprezzare e di non giudicare gli uomini che vedono vestiti di abiti molli e colorati ed usano cibi e bevande delicate, ma piuttosto ciascuno giudichi e disprezzi se stesso".

3. Del divino ufficio e del digiuno e come i frati debbono andare per il mondo
I chierici recitino il divino ufficio secondo il rito della santa Chiesa romana eccetto il salterio, e perciò potranno avere i breviari. I laici dicano ventiquattro Pater noster per il mattutino, cinque per le lodi; per prima, terza, sesta, nona, per ciascuna di queste, sette; per il Vespro dodici; per compieta sette; e preghino per i defunti. E digiunino dalla festa di tutti i santi fino alla Natività del Signore. La santa Quaresima invece, che incomincia dall'Epifania e dura ininterrottamente per quaranta giorni e che il Signore santificò con il suo digiuno, coloro che volontariamente la passano nel digiuno siano benedetti dal Signore, e coloro che non vogliono non vi siano obbligati. Ma l'altra, fino alla Resurrezione del Signore, la passino digiunando. Negli altri tempi non siano tenuti a digiunare, se non il venerdì. Nei casi di manifesta necessità i frati non siano tenuti al digiuno corporale. Consiglio poi, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Gesù Cristo che, quando vanno per il mondo, non litighino, ed evitino le dispute di parole, ne giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando onestamente con tutti, cosi come conviene. "E non debbano cavalcare se non siano costretti da evidente necessità o infermità. In qualunque casa entreranno prima dicano: Pace a questa casa. "E secondo il santo Vangelo potranno mangiare di tutti i cibi che saranno loro presentati".

4. Che i frati non ricevano denari
Ordino fermamente a tutti i frati che in nessun modo ricevano denari o pecunia direttamente o per interposta persona. Tuttavia per le necessità dei malati e per vestire gli altri frati, i ministri soltanto e i custodi per mezzo di amici spirituali, abbiano sollecita cura secondo i luoghi, La circostanza, il clima delle regioni, cosi come sembrerà convenire alla necessità, salvo sempre, come e stato detto, che non ricevano in nessuna maniera denaro o pecunia.

5. Del modo di lavorare
Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedeltà e con devozione, così che, allontanato l'ozio, nemico dell'anima, non spengano lo spirito della santa orazione e devozione al quale devono servire tutte le altre cose temporali . Come ricompensa del lavoro per se e per i loro frati ricevano le cose necessarie al corpo, eccetto denari o pecunia, e questo umilmente, come conviene a servi di Dio e a seguaci della santissima povertà.

6. Che i frati di niente si approprino e del chiedere l'elemosina e dei frati infermi
I frati non si approprino di nulla, ne casa, ne luogo, o alcuna altra cosa. E come pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povertà ed umiltà, vadano per l'elemosina con fiducia. Ne devono vergognarsi, perché il Signore si e fatto povero per noi in questo mondo. Questa e, fratelli miei carissimi, l'eccellenza dell'altissima povertà, che vi costituisce eredi e re del regno dei cieli, facendovi poveri di cose e ricchi di virtù. Questa sia la vostra porzione che vi conduce alla terra dei viventi. E a questa povertà, fratelli carissimi, totalmente uniti, non vogliate aver altro sotto il cielo, per sempre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo. E ovunque sono e si troveranno i frati, si mostrino familiari tra loro. E ciascuno manifesti con fiducia all'altro le sue necessità, "poiché se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con quanto più affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? "E se uno di essi cadrà malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere serviti.

7. Della penitenza da imporsi ai frati che peccano
Se alcuni frati, per istigazione del nemico, avranno mortalmente peccato, per quei peccati per i quali sarà stato ordinato tra i frati di ricorrere ai soli ministri provinciali, i predetti frati siano tenuti a ricorrere ad essi quanto prima potranno senza indugio. I ministri poi, se sono sacerdoti, impongano con misericordia ad essi la penitenza; se invece non sono sacerdoti, la facciano imporre da altri sacerdoti dell'Ordine, così come sembrerà più opportuno, secondo Dio. E devono guardarsi di non adirarsi ne risentirsi per il peccato commesso da un frate, poiché l'ira e il risentimento impediscono in sé e negli altri la carità.

8. Della elezione del ministro generale di questa fraternità e del capitolo di Pentecoste
Tutti i frati siano tenuti sempre ad avere uno dei frati di quest'Ordine come ministro generale e servo di tutta la fraternità e a lui devono fermamente obbedire. Alla sua morte l'elezione del successore sia fatta dai ministri provinciali e dai custodi nel Capitolo di Pentecoste, al quale i ministri provinciali siano tenuti sempre ad intervenire dovunque sarà stabilito dal ministro generale; e questo una volta ogni tre anni o entro un termine maggiore o minore, cosi come dal predetto ministro sarà ordinato. E se talora ai ministri provinciali e ai custodi all'unanimità sembrasse che detto ministro non fosse idoneo al servizio e al comune bene dei frati, i predetti ministri e custodi, ai quali e commessa l'elezione, siano tenuti nel nome del Signore ad eleggersi un altro custode. Dopo il Capitolo di Pentecoste i singoli ministri e custodi possono, se vogliono e lo credono opportuno, radunare nello stesso anno, una volta i loro frati a capitolo.

9. Dei predicatori
I frati non predichino nella diocesi di alcun vescovo qualora dallo stesso vescovo fosse loro proibito. E nessun frate osi predicare al popolo se prima non sia stato esaminato e approvato dal ministro generale di questa fraternità e non abbia ricevuto dal medesimo l'ufficio della predicazione. "Ammonisco anche ed esorto gli stessi frati che nella loro predicazione le loro parole siano ponderate e caste a utilità e a edificazione del popolo, annunciando ai fedeli i vizi e le virtù, la pena e la gloria con brevità di discorso poiché il Signore disse sulla terra parole brevi.

10. Dell' ammonizione e della correzione dei frati
I frati, che sono ministri e servi degli altri frati, visitino e ammoniscano i loro frati e li correggano con umiltà e carità, non ordinando ad essi niente che sia contro alla loro anima e alla nostra Regola. I frati poi, che sono sudditi, si ricordino che per Dio hanno rinnegato la propria volontà. "Per cui fermamente ordino loro di obbedire ai ministri in tutte quelle cose che promisero al Signore di osservare e non sono contrarie all'anima e alla nostra Regola. E ovunque ci siano dei frati che sapessero e conoscessero di non potere spiritualmente osservare la Regola, debbano e possano ricorrere ai loro ministri. E i ministri li accolgano con carità e benevolenza e mostrino ad essi tanta familiarità che quelli possano parlare e fare con essi cosi come parlano e fanno i padroni con i loro servi; infatti cosi deve essere, che i ministri siano i servi di tutti i frati. Ammonisco poi ed esorto nel Signore Gesù Cristo, che si guardino i frati da ogni superbia, vana gloria, invidia, avarizia, dalle cure e dalle preoccupazioni di questo mondo, dalla detrazione e dalla mormorazione. E se non sanno di lettere, non si preoccupino di apprenderle, ma attendano a ciò che devono desiderare sopra ogni cosa: avere lo Spirito del Signore e le sue opere, per pregare sempre con cuore puro e avere umiltà, pazienza nelle persecuzioni e nelle infermità "e amare quelli che ci perseguitano e ci riprendono e ci calunniano, poiché dice il Signore: Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano e vi calunniano. Beati quelli che sono perseguitati per la giustizia, poiché di essi e il regno dei cieli. E chi persevererà fino alla fine, questi sarà salvo.

11. Che i frati non entrino nei monasteri delle monache
Ordino fermamente a tutti i frati di non avere vicinanza o colloqui con donne tali da ingenerare sospetto, e di non entrare in monasteri di monache, eccetto quelli ai quali e stata data dalla Sede apostolica una speciale licenza. Ne si facciano padrini di uomini e di donne, affinché per questa occasione non sorga scandalo tra i frati e dai frati.

12. Di coloro che vanno in missione tra i saraceni e tra gli altri infedeli
Quei frati che, per divina ispirazione, vorranno andare tra i Saraceni e tra gli altri infedeli, ne chiedano il permesso ai loro ministri provinciali. I ministri poi non diano a nessuno il permesso se non a quelli che riterranno idonei ad essere mandati. Per obbedienza, inoltre, ordino ai ministri che chiedano al signor Papa uno dei cardinali della santa Chiesa romana il quale sia governatore, protettore e correttore di questa fraternità; affinché sempre sudditi e soggetti ai piedi della medesima santa Chiesa, stabili nella fede cattolica, osserviamo la povertà, l'umiltà e il santo Vangelo del Signor nostro Gesù Cristo, che abbiamo fermamente promesso.

 

 

L'indulgenza

Una notte dell'anno 1216, Francesco è immerso nella preghiera, quando improvvisamente dilaga nella chiesina una vivissima luce ed egli vede sopra l'altare il Cristo e la sua Madre Santissima, circondati da una moltitudine di Angeli.

Essi gli chiedono allora che cosa desideri per la salvezza delle anime. La risposta di Francesco è immediata: "ti prego che tutti coloro che, pentiti e confessati, verranno a visitare questa chiesa, ottengano ampio e generoso perdono, con una completa remissione di tutte le colpe".

"Quello che tu chiedi, o frate Francesco, è grande - gli dice il Signore -, ma di maggiori cose sei degno e di maggiori ne avrai. Accolgo quindi la tua preghiera, ma a patto che tu domandi al mio vicario in terra, da parte mia, questa indulgenza".

Francesco si presenta subito al Pontefice Onorio III che lo ascolta con attenzione e dà la sua approvazione. Alla domanda: "Francesco, per quanti anni vuoi questa indulgenza?", il santo risponde: "Padre Santo, non domando anni, ma anime". E felice, il 2 agosto 1216, insieme ai Vescovi dell'Umbria, annuncia al popolo convenuto alla Porziuncola: "Fratelli miei, voglio mandarvi tutti in Paradiso!".

Condizioni per acquistare l'indulgenza

1) Visita al Santuario con la recita di un Pater e Credo;

2) Confessione sacramentale e S. Comunione;

3) Preghiera secondo l'intenzione del Sommo Pontefice (per esempio Pater, Ave e Gloria).

I pellegrini possono ottenere l'indulgenza tutti i giorni dell'anno.

 

Il CANTICO DI FRATE SOLE

Altissimo, onnipotente,
bon Signore, tue so le laude,
la gloria e l'onore
e omne benedizione,
A te solo, Altissimo, se confano
nullo omo è digno te mentovare
Laudato sie, mi Signore,
cun tutte le tue creature,
spezialmente messer
lo frate Sole,
lo quale è iorno,
e allumini noi per lui
Ed ello è bello e radiante
cun grande splendore:
de te, Altissimo, porta significazione.
Laudato si, mi Signore,
per sora Luna, le Stelle:
in cielo l'hai formate clarite e preziose e belle
Laudato si, mi Signore,
per frate Vento, e per Aere e Nubilo
e Sereno e onne tempo,
per lo quale a le tue creature
dal sustentamento
Laudato si, mi Signore,
per sor Aqua la quale è molto utile
e umile e preziosa e casta
Laudato si, mi Signore,
per frate Foco, per lo quale
enn'allumini la nocte:
ed ello è bello e iocondo
e robustoso e forte.
Laudato si, mi Signore,
per sora nostra madre Terra,
la quale ne sostenta e governa,
e produce diversi fructi
con coloriti flori ed erba Laudato si, mi Signore,
per quelli che perdonano
per lo tuo amoree sostengo
infirmitate e tribulazione.
Beati quelli che 'l sosterranno
in pace, ca da te, Altissimo,
sirano incoronati.
Laudato si, mi Signore,
per sora nostra Morte corporale,
la quale nullo omo vivente
po' scampare
Guai a quelli che morranno
ne le peccata mortali!
Beati quelli che troverà
ne le tue sanctissime voluntati,
ca la morte seconda no li farrà male
Laudate e benedicite mi Signore,
e rengraziate e serviteli
cun grande umiltate.

LODI A DIO ALTISSIMO


Tu sei santo,
Signore Iddio unico,
che fai cose stupende
Tu sei forte.
Tu sei grande
Tu sei l'Altissimo
Tu sel il Re
onnipotente
Tu sei il Padre santo,
Re del cielo
e della terra
Tu sei trino e uno,
Signore Iddio degli dèi
Tu sei il bene,
tutto il bene,
il sommo bene,
Signore Iddio
vivo e vero. Tu sei amore,
carità.
Tu sei sapienza.
Tu sei umiltà.
Tu sei pazienza.
Tu sei bellezza.
Tu sei sicurezza.
Tu sei la pace.
Tu sei gaudio
e letizia.
Tu sei la nostra
speranza.
Tu sei la giustizia.
Tu sei temperanza.
Tu sei ogni nostra
ricchezza.
Tu sei bellezza. Tu sei mitezza.
Tu sei il protettore.
Tu sei il custode
e il difensore nostro.
Tu sei fortezza.
Tu sei rifugio.
Tu sei la nostra speranza.
Tu sei la nostra fede.
Tu sei la nostra carità.
Tu sei tutta
la nostra dolcezza.
Tu sei la nostra
vita eterna,
grande e ammirabile
Signore,
Dio onnipotente,
misericordioso Salvatore.

 

LODI PER OGNI ORA


Santo, santo, santo
il Signore Iddio onnipotente,
che è, che era e che verrà
Lodiamolo ed
esaltiamolo in eterno
Degno è il Signore
Dio nostro
di ricevere la lode, la gloria
l'onore e la benedizione
Lodiamolo ed
esaltiamolo in etemo
Degno è l'Agnello,
che è stato ucciso,
di ricevere la potenza
e la divinità
e la sapienza e la fortezza
e l'onore e la gloria e
la benedizione.
Lodiamolo ed
esaltiamolo in eterno
Benediciamo il Padre
e il Figlio
con lo Spirito Santo
Lodiamolo ed
esaltiamolo ln eterno
Benedite il Signore,
opere tutte del Signore
Lodiamolo ed
esaltiamolo in etemo
Date lode a Dio,
voi tutti, suoi servi,
e voi che temete Iddio,
piccoli e grandi
Lodiamolo ed
esaltiamolo in eterno Lodino Lui glorioso
i cieli e la terra
e ogni creatura
che è nel cielo
e sulla terra,
il mare e le creature
che sono in esso
Lodiamolo ed
esaltiamolo in eterno
Gloria aI Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo
Lodiamolo ed
esaltiamolo in eterno
Come era nel principio
e ora e sempre
e nei secoli dei secoli, Amen,
Lodiamolo ed
esaltiamolo in eterno.

LODI DELLE VIRTU'


O regina sapienza,
il Signore ti salvi con tua sorella,
la pura e santa semplicità
Signora santa povertà,
il Signore ti salvi con tua sorella,
la santa umiltà
Signora santa carità,
il Signore ti salvi con tua sorella,
santa obbedienza
Santissime virtù tutte,
il Signore vi salvi,
dal quale procedete e venite
Quasi non c'è uomo al mondo
che possa avere per sé
una sola di voi
se prima non muore
chi ne ha una e le altre non offende,
le ha tutte, e chi ne offende
una non ne ha alcuna
e le offende tutte;
e ciascuna confonde i vizi
e i peccati la santa sapienza
confonde satana e tutte
le sue lnsidie
La pura e santa semplicità
confonde ogni sapienza
di questo mondo
e la sapienza della came.
La Santa povertà confonde
ogni cupidigia e avarizia
e le preoccupazioni
di questo mondo.
La Santa umiltà confonde
la superbia e tutti gli uomini
di questo mondo e tutte le cose di questo mondo.
La Santa carità
confonde tutte le diaboliche
e mondane tentazioni
e tutti i timori umani.
La Santa obbedienza
confonde tutte le volontà
carnali e corporali
e tiene il suo corpo mortificato,
in obbedienza allo spirito
e in obbedienza al proprio fratello,
e rende l'uomo soggetto a tutti
gli uomini di questo mondo
e non soltanto agli uomini
ma anche agli animali, alle fiere,
così che possono fare di lui
quello che vogllono,
in quanto sarà loro permesso dal Signore.

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Ringraziamo, per la gentile concessione di averci consentito di fotografare le immagini, il Vicario della BASILICA DI SAN MARTINO di MARTINA FRANCA.

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